LE DONNE AL PARLAMENTO
da Aristofane
Vallo della Lucania - Parco Stella Del Mattino
sabato 11 giugno 2016 – ore 20 (ingresso libero)
Regia: Mirko Ferra
Scenografia: Rosa Scavariello
Musica: Raffaele Amenta
Con: Maddalena Valletta; Lara D’Angiolillo; Roberta D’agostino Santos; Filomena Di Rienzo; Luisa Troncone; Maria Teresa Di Ruocco; Egidia Cortazzo; Tilde Camardella; Marco Zullo; Simone Lamanna; Luigi D’agostino Santos; Christian Paolino; Alessandro Gallo; Isabella Alessandro; Carmen Di Nicuolo; Benedetta Vasile; Ilaria Fierro.
da Aristofane
Vallo della Lucania - Parco Stella Del Mattino
sabato 11 giugno 2016 – ore 20 (ingresso libero)
Regia: Mirko Ferra
Scenografia: Rosa Scavariello
Musica: Raffaele Amenta
Con: Maddalena Valletta; Lara D’Angiolillo; Roberta D’agostino Santos; Filomena Di Rienzo; Luisa Troncone; Maria Teresa Di Ruocco; Egidia Cortazzo; Tilde Camardella; Marco Zullo; Simone Lamanna; Luigi D’agostino Santos; Christian Paolino; Alessandro Gallo; Isabella Alessandro; Carmen Di Nicuolo; Benedetta Vasile; Ilaria Fierro.
Donne al Parlamento è la storia di una rivoluzione impropria, è parabola sui rapporti di potere che si instaurano tra gli esseri umani e sui balbettanti tentativi di ribaltarli.
L’antica Commedia di Aristofane, che andiamo a mettere in scena come primo momento culminante di cinque mesi di laboratorio svolto con i ragazzi delle scuole superiori di Vallo della Lucania, deve la sua pregnante attualità al momento storico in cui si colloca la genesi creativa del testo. L’epoca che infatti coincise con la maturità artistica di Aristofane fu di profonda crisi per Atene. La Città aveva già da tempo perso l’egemonia politica ed economica sulle altre aree della Grecia; i valori che la governavano erano divenuti puramente nominali: i vecchi dei non danzavano più nelle anime degli uomini, e quelli nuovi (Socrate, la dialettica) venivano condannati. Di li a poco per Atene verrà anche la fine dell’autonomia politica: il nuovo Ordine di Alessandro il Macedone si accingeva ad avanzare per dettare il suo imperio.
Aristofane vivrà allora il difficile compito di dare un canto melodico alla voce della decadenza. Sarà il canto allegro di chi mette (non senza saggezza) la risata fra se e la volgarità di un mondo privato della sua metafisica. Si ride qui di ciò che è basso affinché sussista almeno la confusa memoria delle altezze mitiche – sottoponendo così a verifica la reale ferocia del vicino, perché chi non sa ridere (satirescamente) dei propri aspetti degradati e triviali metterà davvero paura poiché sarà capace di qualunque atrocità.
In questa Commedia le donne ateniesi, stanche del malgoverno dei loro uomini (ridotto a mero opportunismo), decidono di ordire un complotto rivoluzionario e prendere il potere della città. L’impresa riesce e viene instaurato un regime di eguaglianza integrale dei diritti e dei doveri, la quale non tarderà a mostrare il suo volto inquietante e grottesco. I tradizionali valori famigliari e la vita sentimentale di ognuno verranno distrutti in favore di leggi paradossali: ogni bene privato viene messo in comune affinché tutti possano goderne in eguale misura; il corpo e il sesso di ogni cittadino viene oggettualizzato, ridotto a merce pubblica e imposto al piacere della collettività. Ai diritti naturali dei sentimenti amorosi si sostituiscono regole perverse. Il dogma è “tutto deve essere di tutti”. Ma alla fine ci si adatta anche a questo nuovo regime, poiché il vino scorre generosamente e i banchetti vengono offerti copiosi.
Come nella parabola orwelliana della Fattoria degli animali si gioca alla rivoluzione politica per mettere a norma i bassi istinti: non c’è nulla di più semplice che trascinare nel fango ciò che in alto non sa, o non vuole, andare. Le donne al parlamento fanno la rivoluzione per confermare se stesse dentro i limiti della loro degenerazione antropologica.
Nel suo reale e pieno significato la parola Rivoluzione comprende due idee: la prima è quella di una rivolta contro uno stato di fatto, la seconda idea è quella di un ritorno - ritorno al punto di origine che lo stato di fatto precedente la rivolta negava, nascondeva - per cui nel linguaggio astronomico la rivoluzione di un astro significa il suo ritorno al punto di partenza e il suo moto ordinato intorno ad un centro. Senza un Centro - quale immagine di unità perenne, equilibrio necessario del tutto (il motore immobile di Aristotele) - non si ha armonia di moto: realtà e vita si estinguono, il vagare sostituisce il procedere, si adoperano linguaggi e forme senza comprenderne il senso, e nulla in verità cambia.
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Questa rappresentazione è il primo momento di condivisione pubblica di un percorso volto ad istituire un Teatro-Ragazzi stabile nel Cilento, mettendo a frutto la risorsa del Teatro Comunale di Vallo della Lucania e altri spazi pubblici per attività continuativa di formazione ed esperienza artistica rivolta ai giovani dei nostri territori.
Crediamo che l’educazione alle discipline teatrali e musicali siano di fondamentale importanza per i ragazzi che vorranno intraprendere studi e professioni in ambiti umanistici, scientifici e tecnici. Al contempo sappiamo che il teatro è lo spazio fisico e simbolico dove i sogni si trasformano in cose - e un autentica cittadinanza attiva da dove passa se non dal processo di trasformazione delle idee in realtà?
Attraverso percorsi di scambio e condivisione delle conoscenze, delle attitudini e delle esperienze i giovani imparano a essere parte del luogo che li ha visti nascere, e sorge in loro il desiderio di migliorarlo e difenderlo.
L’Associazione Le Sette Porte lavora per proiettare la bellezza del Cilento nel futuro, rendendo il territorio un luogo di sviluppo e fertilità creativa.
Ass. Le Sette Porte
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